Chi ha paura dei Microchip?

In un recente intervento parlamentare, Mario Draghi ha comunicato l’intenzione italiana di investire forte sul cosiddetto “ecosistema europeo dei microchip”. E’ una buona occasione per soffermarsi in modo pacato, senza isterie e demonizzazioni, su un tema che, fino all’altro ieri, era considerato materia per folli cospirazionisti: quello del microchip sottocutaneo. A ben vedere, la possibilità che in un tempo non lontano possa essere testata e poi lanciata una simile tecnologia di ibridazione umano-digitale e’ tutt’altro che campata per aria. Il cosiddetto ‘progresso’ lo consente già ora e lo permetterà ancor più in un prossimo futuro. E allora la domanda dirimente diventa: se e’ possibile farlo perché non dovrebbero farlo? Perché no? Ma gli unici in grado di dare una convinta risposta a tale quesito sono proprio quelli che, prima degli altri, avevano intravisto una possibilità in allora fantascientifica e oggi assolutamente realizzabile. Sono i ribelli di cui parlava Junger: sicuramente una minoranza, ma una minoranza di lupi. I quali sono ancora in grado di discernere il confine tra uomo e macchina e tra libertà e schiavitù. E non intendono arrendersi a un regime sempre più affamato di potere e di controllo. Su di loro, la Matrix non l’avrà mai vinta
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